Negli ultimi tempi, la domanda di servizi telematici è cresciuta in modo vertiginoso in tutto il mondo e le aziende che forniscono servizi e vendono prodotti online sono aumentate di pari passo. Anche i governi e gli enti pubblici hanno dovuto adattare le proprie organizzazioni per soddisfare la crescente domanda di servizi online.
Al giorno d’oggi, nello scambio di beni e servizi, i canali telematici svolgono un ruolo fondamentale e l’infrastruttura che supporta questo scambio diventa un elemento determinante per fornire servizi complessi a persone, aziende e organizzazioni pubbliche.
In questo scenario, le tecnologie di cloud computing svolgono un ruolo strategico nell’economia globale, fornendo infrastrutture e servizi essenziali per rimanere competitivi in un’economia globale ipercomplessa.
La velocità, la scalabilità e le caratteristiche di sicurezza delle infrastrutture cloud sono indispensabili per soggetti privati, no-profit e pubblici di ogni settore e dimensione.
Questa evoluzione sta interessando tutte le principali economie del mondo, anche se in misura e con caratteristiche diverse a causa delle specificità dei sistemi industriali, sociali e normativi delle varie regioni.
Tuttavia, nonostante le differenze, la strada per i prossimi anni sembra essere tracciata. Secondo Gartner:
Entro il 2024, oltre il 45% della spesa IT per infrastrutture di sistema, software infrastrutturale, software applicativo e outsourcing dei processi aziendali passerà dalle soluzioni tradizionali al cloud. Questa evoluzione rende il cloud computing una delle forze dirompenti più continue nei mercati IT dagli albori dell’era digitale.
Data la necessità nelle economie odierne di adottare tecnologie cloud per rimanere competitivi e continare ad espandersi, abbiamo deciso di offrire una panoramica approfondita sullo stato del cloud computing nelle diverse regioni del mondo.
In questo articolo analizzeremo lo stato delle tecnologie cloud in Europa, ossia Unione Europea e Regno Unito.
Come spiegheremo più dettagliatamente nelle sezioni successive, l’adozione delle tecnologie cloud è piuttosto eterogenea tra i paesi dell’UE, ma c’è un tratto comune a tutti: le tecnologie di cloud computing sono soggette a una severa regolamentazione. Ciò significa che l’infrastruttura cloud e i fornitori di servizi devono soddisfare requisiti rigorosi in materia di sicurezza dei dati, protezione della privacy e sovranità sull’infrastruttura.
Scopriremo quali sono i Paesi in cui le tecnologie cloud sono più diffuse tra le aziende, come viene regolamentata l’adozione delle tecnologie cloud nei singoli Paesi e come Google sta lavorando per supportare le aziende nell’adozione delle tecnologie cloud nel rispetto delle normative nazionali e internazionali.
Buona lettura!
Lo Stato del Cloud Computing in Europa
Secondo un recente rapporto di Eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione Europea:
- il 41% delle imprese europee ha utilizzato servizi di cloud computing nel 2021, principalmente per l’hosting di e-mail e l’archiviazione di file nel cloud;
- il 73% di queste imprese ha utilizzato servizi cloud avanzati relativi alla sicurezza delle applicazioni, all’hosting di database aziendali e all’uso di piattaforme computazionali per lo sviluppo, il test e il debug delle applicazioni
Dal 2020 al 2021 si è registrato un aumento complessivo del 5% nell’utilizzo dei servizi cloud in Europa.
La corsa al cloud ha diverse cause e la ricerca di una maggiore efficienza è un fattore primario: invece di creare o espandere la propria infrastruttura tecnologica, le aziende accedono a risorse già pronte fornite da terzi sul cloud.
Adottando un’infrastruttura cloud, le aziende ottengono una tecnologia all’avanguardia con sicurezza, scalabilità e prestazioni elevate. Allo stesso tempo, evitano di vincolare le risorse, convertendo i costi di investimento in costi operativi e ottenendo una maggiore flessibilità organizzativa.
Per le piccole e medie imprese e le startup, le tecnologie cloud aprono nuove opportunità di business che fino a pochi anni fa erano semplicemente impensabili. Infatti, i grandi investimenti in infrastrutture e l’assunzione di personale altamente qualificato per gestirle non costituiscono più una necessità.
Tuttavia, mentre il rapporto dell’Eurostat riporta che oltre il 98% delle aziende dell’UE con 10 o più dipendenti/collaboratori ha accesso a internet, solo il 41% di esse utilizza i servizi cloud, con notevoli differenze tra i singoli Paesi.
Il grafico seguente mette a confronto i Paesi dell’UE in base all’utilizzo dei servizi cloud da parte delle imprese nel 2020 e nel 2021. Svezia e Finlandia condividono la vetta della classifica con il 75% delle imprese che utilizzeranno i servizi cloud nel 2021, seguite da Paesi Bassi e Danimarca con il 65% e dall’Italia con il 60% delle imprese.
In dettaglio:
- Svezia (75%)
- Finlandia (75%)
- Paesi Bassi (65%)
- Danimarca (65%)
- Italia (60%)
- Irlanda (59%)
- Estonia (58%)
- Malta (57%)
- Belgio (53%)
Nell’UE, i servizi cloud sono maggiormente utilizzati nell’industria dell’informazione e della comunicazione e nei settori professionale, tecnico e scientifico.
Se si considerano le dimensioni delle aziende, non sorprende che l’utilizzo dei servizi cloud sia più elevato tra le grandi imprese, ma con un buon incremento dei tassi di adozione anche tra le medie e le piccole imprese.
Un’altra interessante suddivisione, utile per comprendere lo stato del mercato del cloud in Europa, è la suddivisione della scelta dei servizi cloud per modello di servizio.
In Europa nel 2021, la stragrande maggioranza delle aziende (94%) utilizza servizi SaaS (Software as a Service), tra cui servizi di posta elettronica, applicazioni per ufficio, applicazioni finanziarie o contabili, sicurezza, ERP, CRM, ecc.
Il 74% delle imprese ha utilizzato almeno un servizio IaaS (Infrastructure as a Service), ovvero hosting di database, archiviazione di file o potenza di calcolo.
Infine, il 21% delle imprese europee ha utilizzato servizi PaaS (Platform as a Service), che comprendono servizi di cloud hosting per lo sviluppo, il test e/o la distribuzione di applicazioni.
Un’ultima interessante distinzione del rapporto Eurostat riguarda il livello di dipendenza delle imprese dai servizi cloud. Lo studio dell’Eurostat ipotizza che quanto maggiore è il livello di sofisticazione dei servizi cloud utilizzati dalle imprese, tanto maggiore sarà il livello di dipendenza dagli stessi servizi.
Sulla base di questa ipotesi, le aziende del campione sono state suddivise in tre categorie in base al tipo di servizi cloud utilizzati:
- Aziende che utilizzano servizi cloud di base, come “e-mail come servizio cloud”, “software per ufficio come servizio cloud” o “archiviazione di file o potenza di calcolo per eseguire il software dell’azienda”
- Aziende che utilizzano servizi cloud intermedi, come “applicazioni software di finanza o contabilità come servizio cloud”, “applicazioni software ERP come servizio cloud” o “applicazioni software CRM come servizio cloud”, ma nessuno dei servizi sofisticati.
- Aziende che utilizzano servizi cloud avanzati, come “applicazioni software di sicurezza”, “hosting di database aziendali” o “piattaforma informatica che fornisce un ambiente ospitato per lo sviluppo, il test o la distribuzione di applicazioni”
I dati Eurostat mostrano che il 30% del totale delle aziende intervistate ha dichiarato di utilizzare almeno un servizio cloud sofisticato. Per quanto riguarda l’adozione di questi servizi, la Svezia (60%), la Danimarca (59%), la Finlandia (57%), i Paesi Bassi (56%) e l’Italia (48%) si collocano nella graduatoria in quest’ordine.
Regolamenti e Requisiti Europei per i Fornitori di Servizi Cloud
Dalla ricerca dell’Eurostat emerge chiaramente che l’adozione delle tecnologie di cloud computing da parte delle aziende europee è in costante crescita e si prevede che questa tendenza continui nei prossimi anni.
Tuttavia, l’adozione delle tecnologie cloud in Europa deve essere conforme ai requisiti di sovranità, protezione e privacy dei dati, nonché alle norme che tutelano la concorrenza.
Secondo un whitepaper del 2020 del Parlamento europeo:
Un’altra preoccupazione crescente per gli Stati membri dell’UE è la mancanza di controllo sui dati prodotti sul loro territorio. Il mercato globale del cloud pubblico è attualmente dominato in larga misura da aziende statunitensi e asiatiche e i governi europei e gli operatori del settore in Europa si sono preoccupati di utilizzare servizi di dati non europei, vista l’ampia possibilità extraterritoriale concessa alle forze dell’ordine statunitensi di ottenere i dati personali degli stranieri in base al CLOUD Act statunitense del 2018. I governi europei hanno iniziato ad abbandonare le soluzioni cloud offerte da aziende non europee per adottare soluzioni cloud progettate a livello europeo.
Questo disegna un panorama competitivo particolarmente complesso a cui i fornitori di servizi e infrastrutture cloud non UE devono adattarsi per operare sul mercato.
Per soddisfare i requisiti di sovranità digitale stabiliti dall’Unione Europea “consentendo al contempo la prossima ondata di crescita e trasformazione delle organizzazioni europee”, Google ha introdotto le Google Cloud Sovereign Solutions e ha stretto partnership con diverse aziende europee, tra cui T-Systems in Germania, S3NS in Francia, Minsait in Spagna e Telecom Italia in Italia:
Le nostre Sovereign Solutions sono progettate per supportare i requisiti di sovranità dei dati, delle operazioni e del software, aumentando il controllo e la trasparenza dei dati sensibili trasferiti nel cloud. Ad esempio, le soluzioni Sovereign possono contribuire a sostenere la conformità alle normative europee come il GDPR e le sentenze legali come la Schrems II.
Tutti i principali fornitori di infrastrutture cloud stanno adottando misure per rendere i propri prodotti e servizi conformi alle normative europee. Tra i principali concorrenti di Google, sia Microsoft che AWS hanno adottato i propri programmi per garantire la sicurezza e la sovranità dei dati.
Microsoft ha lanciato Microsoft Cloud for Sovereignty, che offre opzioni di residenza per l’intero Microsoft Cloud, compresi Microsoft 365, Dynamics 365 e Azure, mentre Amazon AWS assicura che le organizzazioni che utilizzano i servizi cloud AWS possano essere pienamente conformi alle normative europee.
Sebbene questo sia lo scenario generale, va notato che l’adozione del cloud computing non sta crescendo allo stesso ritmo nei diversi Paesi dell’Unione Europea.
Le prossime sezioni forniscono una ripartizione dei principali mercati dell’UE. Vedremo quali sono i servizi cloud più utilizzati dalle aziende, cercheremo di capire le specificità dei mercati nazionali nel contesto europeo e come Google Cloud risponde alle peculiarità dei singoli mercati per fornire tecnologie all’avanguardia nel rispetto delle normative locali.
Il Cloud Computing in Francia
Secondo Eurostat, la Francia mostra un leggero aumento nell’adozione del cloud computing tra le imprese, passando dal 27% delle imprese nel 2020 al 29% nel 2021. Non si tratta di valori molto elevati se confrontati con quelli di altri Paesi europei, ma sono comunque in linea con la crescita generale.
Tra le aziende francesi che hanno utilizzato uno o più servizi di cloud computing nel 2021, i servizi di base come i servizi di cloud storage (76%) e la posta elettronica nel cloud (67%) hanno il tasso di adozione più elevato. Anche i servizi più sofisticati sono ampiamente utilizzati dalle aziende francesi, con il 59% delle imprese che utilizza servizi di hosting di database.
Ecco la ripartizione:
- Servizi di base
- il 67% utilizza servizi di posta elettronica nel cloud
- il 76% utilizza servizi di archiviazione in cloud
- il 54% utilizza software per ufficio nel cloud
- Servizi intermedi
- il 44% utilizza applicazioni software di finanza o contabilità
- il 30% utilizza applicazioni software CRM
- il 22% utilizza la potenza di calcolo per i servizi software dell’impresa
- il 31% utilizza applicazioni software ERP
- Servizi sofisticati
- il 51% utilizza applicazioni di sicurezza
- il 59% utilizza servizi di hosting di database
- il 25% utilizza servizi cloud come piattaforme per lo sviluppo, il test o la distribuzione di applicazioni
Nonostante non sia tra i paesi che hanno fatto il salto più velocemente verso il cloud, l’importanza delle tecnologie di cloud computing è ben percepita in Francia, non solo nella situazione attuale del mercato ma anche in una prospettiva futura. In particolare, l’Autorité de la concurrence ha dichiarato che il settore digitale è una priorità e ha lanciato un’indagine sull’ecosistema i cui risultati saranno resi pubblici nel 2023:
Il cloud offre quindi molteplici vantaggi per i consumatori, le aziende e le amministrazioni pubbliche, con un accesso facile e veloce alle risorse informatiche. Il cloud permette anche di organizzare il lavoro in modo nuovo, cosa che si è rivelata particolarmente utile durante la crisi causata dall’epidemia di COVID-19. Questo parere arriva in un momento in cui il mercato francese ed europeo del cloud è in piena espansione, con una crescita media annua che si prevede supererà il 25% nei prossimi anni, con conseguenti forti sfide nella creazione di valore per l’economia. Questa crescita del cloud è accompagnata da un significativo sostegno da parte delle autorità pubbliche alla ricerca e allo sviluppo di tecnologie innovative, al fine di sostenere la digitalizzazione dell’economia e dell’industria europea e francese. Il recente piano nazionale a sostegno dell’industria francese del cloud ne è un esempio.
In Francia, le tecnologie di cloud computing sono al centro dell’attenzione del governo e delle agenzie pubbliche per l’impatto che hanno – e avranno sempre di più in futuro – sull’economia nazionale. Il governo francese ha stanziato 1,8 miliardi di euro per sostenere l’ecosistema cloud francese con i seguenti obiettivi:
- Il raggiungimento da parte dei fornitori di servizi cloud francesi di una base tecnologica e commerciale sufficiente per essere competitivi nei mercati strategici di oggi.
- L’utilizzo di offerte cloud affidabili (cloud de confiance) da parte di agenzie governative, grandi imprese e aziende strategiche per i loro dati sensibili.
- Lo sviluppo dell’economia francese dei dati intorno a spazi di dati costruiti su offerte cloud affidabili.
Google Cloud in Francia
L’esigenza di soddisfare i criteri di sovranità e di cloud de confiance utilizzando le tecnologie cloud più avanzate ha portato ad una partnership tra Google Cloud e Thales, un’azienda francese di cybersicurezza, per fornire congiuntamente un’offerta cloud affidabile:
I servizi di Google Cloud, che verranno migliorati e integrati regolarmente con nuove innovazioni, porteranno elasticità, agilità e apertura tecnologica, consentendo alle aziende di innovare in modo trasparente e autonomo, senza vendor lock-in. Thales, leader nella cybersecurity da oltre 40 anni, fornirà le garanzie necessarie per soddisfare i requisiti di sovranità della Francia, assicurando la gestione delle chiavi di crittografia, degli accessi, delle identità e del monitoraggio delle minacce informatiche con il suo Cybersecurity Operations Center. Thales fornisce così i livelli di fiducia e di sicurezza richiesti dai clienti francesi, in modo che possano migrare le loro applicazioni più sensibili nel cloud mantenendo il controllo.
Ma c’è dell’altro oltre alla partnership con Thales. In risposta alle preoccupazioni sulla sicurezza e sulla sovranità dei dati da parte delle autorità francesi, Google ha annunciato l’apertura della sua nuova regione cloud a Parigi. In quell’occasione, Anthony Cirot, amministratore delegato di Google Cloud France, ha scritto sul blog di Google Cloud:
In Google Cloud siamo consapevoli che per essere veramente globali, dobbiamo essere anche locali. Questo significa che dobbiamo essere il più vicino possibile ai nostri clienti, alle loro sedi, alle loro normative e ai loro valori.
E:
Progettata per aiutare ad abbattere le barriere all’adozione del cloud in Francia, la nuova regione in Francia (europe-west 9) mette a portata di mano una tecnologia scalabile, sostenibile, sicura e innovativa, in modo che le organizzazioni francesi possano abbracciare e guidare la trasformazione digitale.
La nuova cloud region di Parigi consentirà alle imprese e alle amministrazioni pubbliche francesi di ospitare ed eseguire le proprie applicazioni, archiviare i dati a livello locale e sfruttare al meglio i dati in tempo reale, tecnologie di analisi e di intelligenza artificiale”
Si tratta di un passo importante in un mercato in forte espansione perché stabilisce che la presenza di Google Cloud in Francia è conforme ai requisiti di sicurezza e sovranità francesi ed europei:
In tutta Europa, aziende di ogni dimensione e settore stanno cercando di migrare i propri carichi di lavoro e dati mission-critical verso il cloud. Ma nonostante i comprovati vantaggi del cloud – dall’agilità alla scalabilità, fino alle prestazioni e al potenziale di innovazione – molti responsabili IT hanno optato per capacità tecnologiche inferiori a causa della mancanza di fiducia. Oltre a potenti funzionalità di sicurezza integrate, Google Cloud offre controlli che aiutano a soddisfare le esigenze specifiche di conformità, privacy e sovranità digitale, come la possibilità di conservare i dati in un’area geografica europea, il supporto amministrativo e ai clienti a livello locale, la visibilità completa e il controllo dell’accesso amministrativo e la crittografia dei dati con chiavi controllate e gestite dall’utente al di fuori dell’infrastruttura di Google Cloud.
L’impatto di Google Cloud sull’economia francese sarà notevole. Una recente ricerca ha stimato una crescita del PIL compresa tra 2,4 e 2,6 miliardi di euro e 13.000-14.000 nuovi posti di lavoro entro il 2027 (si legga di più sull’impatto di Google Cloud sull’economia francese).
Il Cloud Computing in Germania
Secondo il rapporto dell’Eurostat, la Germania è uno dei Paesi europei in cui l’adozione delle tecnologie di cloud computing sta crescendo più rapidamente, passando dal 33% delle imprese che utilizzano servizi cloud nel 2020 al 42% nel 2021.
Ma come varia l’adozione del cloud computing tra le aziende tedesche?
I dati Eurostat mostrano che la maggior parte delle imprese tedesche utilizza servizi cloud di base, mentre una minoranza di imprese utilizza servizi di complessità intermedia. Un discreto numero di imprese utilizza servizi cloud ad alta complessità, come l’hosting di database o applicazioni e le applicazioni di sicurezza.
In dettaglio:
- Servizi di base
- il 65% utilizza servizi di posta elettronica nel cloud
- il 61% utilizza servizi di archiviazione in cloud
- il 55% utilizza software per ufficio nel cloud
- Servizi intermedi
- il 40% utilizza applicazioni software di finanza o contabilità
- il 21% utilizza applicazioni software CRM
- il 25% utilizza la potenza di calcolo per i servizi software dell’impresa
- il 18% utilizza applicazioni software ERP
- Servizi sofisticati
- il 48% utilizza applicazioni di sicurezza
- il 33% utilizza servizi di hosting di database
- il 23% utilizza servizi cloud come piattaforme per lo sviluppo, il test o la distribuzione di applicazioni
Altri ricercatori confermano la forte crescita della domanda di servizi di cloud computing in Germania. Secondo uno studio di ISG Provider Lens™, la domanda di servizi di cloud computing sta crescendo così rapidamente che rappresenterà più della metà della capacità dei data center entro il 2025:
L’aumento della domanda di servizi cloud è dovuto al crescente utilizzo della digitalizzazione, unito alla necessità di resilienza e agilità nelle aziende moderne. Per migliorare l’agilità, le imprese utilizzano le tecnologie cloud nei data center e nelle strutture di hosting e colocation per consentire la rapida implementazione di nuovi servizi nell’infrastruttura più adatta. La richiesta di assistenza è aumentata, poiché la gestione di tali architetture e tecnologie è complessa e, nella maggior parte dei casi, non può essere gestita dal personale interno. Le aziende investono meno nel proprio hardware e si affidano alla flessibilità e alla scalabilità dei fornitori di cloud per ridurre le spese di capitale.
Secondo il rapporto di ISG, la crescita del cloud computing guida l’espansione delle reti digitali e il progresso della digitalizzazione in Germania, come testimonia la rapida crescita del throughput di dati del nodo DE-CIX di Francoforte, che è passato da 7,5 Tbit/s nel gennaio 2020 a oltre 14 Tbit/s nell’ottobre 2022. Si tratta di un raddoppio in meno di tre anni.
L’aumento della domanda, unito alla costante diminuzione delle risorse, ha portato a una maggiore consapevolezza nella costruzione dei data center. L’efficienza energetica dei data center è in costante miglioramento e l’ISG riporta che:
Nel 2020, il valore medio di Power User Effectiveness (PUE) era di 1,63, ma attualmente il valore medio del PUE di ogni nuovo data center sta scendendo a 1,3 e oltre.
Google Cloud in Germania
La Germania svolge un ruolo importante nell’economia europea e mondiale, quindi l’attenzione che Google sta dedicando al mercato tedesco non sorprende. Il primo ufficio di Google in Germania è stato aperto nel 2001. Nel 2021 si contavano 2.500 dipendenti in quattro uffici in tutta la Germania.
Sempre nel 2021, Google ha annunciato un enorme programma di investimenti di 1 miliardo di euro nel paese entro il 2030, tra cui l’espansione della regione cloud di Francoforte, l’introduzione di una nuova regione cloud a Berlino-Brandeburgo con tre zone e un ampio piano di investimenti nelle energie rinnovabili:
Con l’espansione della nostra regione cloud a Francoforte in una nuova struttura di proprietà di Google a Hanau, una nuova regione cloud di Google a Berlino-Brandeburgo e un ampio piano di investimenti nelle energie rinnovabili, il nostro impegno è chiaro: Google sta investendo nel potenziale della Germania e sta sostenendo la transizione verso un’economia digitale e sostenibile. Da oggi (2021) al 2030, gli investimenti in infrastrutture digitali ed energia pulita ammonteranno a circa 1 miliardo di euro.
Già nel 2020, Google aveva annunciato pubblicamente l’obiettivo di gestire la propria attività con energia priva di carbonio entro il 2030, con l’obiettivo di offrire ai clienti del cloud una delle nuvole più pulite del settore e di aiutare l’Europa a raggiungere i suoi ambiziosi obiettivi climatici.
Con questo obiettivo, in Germania Google ha scelto ENGIE Deutschland come fornitore di energia a zero emissioni:
Si tratta della prima fornitura di energia di questo tipo in Europa, con l’obiettivo di approvvigionarsi di energia a zero emissioni per ogni ora di attività di Google. Questo nuovo accordo non solo traccerà la strada per il settore e per altri contratti di energia a zero emissioni 24/7 in Europa, ma fornirà ai nostri clienti cloud altre due regioni in cui potranno ridurre la propria impronta di carbonio. Inoltre, collaborando con i nostri fornitori di energia per trasformare il modo in cui l’energia pulita viene fornita ai clienti, Google sostiene la più ampia decarbonizzazione della rete elettrica tedesca.
Si tratta di una partnership innovativa che mira a promuovere l’uso di fonti di energia rinnovabile, tra cui l’attuale energia priva di carbonio, l’energia eolica, l’energia solare e le tecnologie di nuova generazione, utilizzando anche l’intelligenza artificiale, con l’obiettivo esplicito di portare avanti lo sviluppo di infrastrutture avanzate e progetti di energia pulita, contribuire ad accelerare la trasformazione digitale e garantire un futuro sostenibile alle aziende tedesche ed europee.
Un altro fattore importante per la presenza di Google Cloud in Germania, come nel resto d’Europa, è l’offerta di soluzioni cloud che soddisfino i requisiti dell’UE in materia di sicurezza, privacy e sovranità digitale, senza compromettere la funzionalità o l’innovazione. Con questo obiettivo, Google ha lanciato Cloud. On Europe’s Terms:
Nell’ambito di questa iniziativa, continueremo a dimostrare il nostro impegno a fornire servizi cloud che garantiscano i massimi livelli di sovranità digitale, consentendo al contempo la prossima ondata di crescita e trasformazione delle aziende e delle organizzazioni europee.
Nell’ambito di questa iniziativa, Google e T-Systems hanno annunciato una partnership per creare un’offerta di Sovereign Cloud in Germania per organizzazioni pubbliche e private.
Il Cloud Computing in Italia
Secondo il rapporto dell’Eurostat, l’Italia è tra i paesi europei in cui l’adozione della tecnologia cloud è più rapida. Nel 2021, il 60% delle imprese italiane utilizzerà almeno un servizio cloud.
La stragrande maggioranza di queste imprese utilizza servizi di base, come l’hosting di e-mail nel cloud (96%), ma anche l’uso di servizi più avanzati è piuttosto diffuso, con il 70% delle imprese che utilizza applicazioni software di sicurezza.
Ecco la ripartizione dell’adozione delle tecnologie cloud in Italia:
- Servizi di base
- il 96% utilizza servizi di posta elettronica nel cloud
- il 58% utilizza servizi di archiviazione in cloud
- il 58% utilizza software per ufficio nel cloud
- Servizi intermedi
- il 52% utilizza applicazioni software di finanza o contabilità
- il 19% utilizza applicazioni software CRM
- il 14% utilizza la potenza di calcolo per i servizi software dell’impresa
- il 20% utilizza applicazioni software ERP
- Servizi sofisticati
- il 70% utilizza applicazioni di sicurezza
- il 39% utilizza servizi di hosting di database
- il 10% utilizza servizi cloud come piattaforme per lo sviluppo, il test o la distribuzione di applicazioni
Secondo l’Osservatorio di Cloud Transformation del Politecnico di Milano, nel 2021 il mercato del cloud in Italia valeva 3,84 miliardi di euro, con un aumento del 16% rispetto al 2020.
Dai dati raccolti dall’Osservatorio, i servizi SaaS non sono più la forza trainante del Paese. Nel 2021, la crescita maggiore è stata registrata dai servizi PaaS (Platform as a Service), con un impressionante +31% rispetto all’anno precedente, e IaaS (Infrastructure as a Service), con un +23%.
Si tratta di tassi di crescita significativi, anche se l’adozione del cloud non è sempre accompagnata da misure organizzative adeguate. L’Osservatorio di Cloud Transformation evidenzia che il 34% delle aziende dichiara di non aver ancora accompagnato questo percorso tecnologico con azioni di cambiamento organizzativo rivolte al reparto IT, come l’arricchimento delle competenze del personale esistente, il rafforzamento della struttura organizzativa con specialisti in tecnologie Cloud o la revisione dei processi aziendali coinvolti.
Insomma, per sfruttare appieno il potenziale di crescita e sviluppo offerto dal cloud, è necessaria anche una modernizzazione organizzativa.
Per quanto riguarda il modello di distribuzione dei servizi, in Italia il Cloud Pubblico e Ibrido raccolgono la quota maggiore di spesa, con circa 2,39 miliardi di euro spesi nel 2021, con un aumento del 19% rispetto al 2020.
In quest’area, i servizi PaaS registrano la crescita maggiore nel 2021, raggiungendo una spesa totale di 390 milioni di euro, con un aumento del 31% rispetto al 2020.
Sempre in riferimento al modello di distribuzione dei servizi, le strategie Hybrid Cloud e Multi-Cloud sono le più diffuse nelle grandi imprese, che in media utilizzano servizi di 5 fornitori diversi.
Secondo il rapporto dell’Osservatorio di Cloud Transformation, i vantaggi per le aziende che si rivolgono ai servizi cloud sono numerosi e diversi:
I vantaggi sono molteplici: dalla maggiore scalabilità, flessibilità e portabilità delle applicazioni, a una più ampia agilità progettuale legata alla rapidità di sviluppo, fino alla riduzione dei costi di implementazione e gestione del software.
Ma quali sono i settori economici/manifatturieri più interessati dalla crescita dell’adozione del cloud computing in Italia?
Leggendo i dati, sembra che nessun settore sia escluso, sia nel settore pubblico che in quello privato.
All’interno del settore privato spicca il settore bancario, con una crescita del 64% degli investimenti in cloud computing:
Il cloud computing, che l’anno scorso era l’area di maggiore attenzione in termini di ricerche e sondaggi, quest’anno è la voce più frequentemente riportata tra le prime 10 priorità di investimento, soprattutto da parte delle banche più grandi (fonte immagine: Rapporto ABI Lab 2022_)
Se l’adozione del cloud computing riguarda gran parte dell’economia privata, è lecito aspettarsi una vera e propria rivoluzione del cloud nel settore pubblico. Per garantire l’autonomia tecnologica del Paese, assicurare il controllo dei dati e aumentare la resilienza dei servizi digitali, il Dipartimento per la Trasformazione Digitale e l’Agenzia Nazionale per la Cybersecurity hanno redatto la Strategia Cloud Italia, che include le “linee guida strategiche per il percorso di migrazione al cloud dei dati e dei servizi digitali della Pubblica Amministrazione”:
La migrazione al Cloud consente alle Pubbliche Amministrazioni di fornire servizi digitali e infrastrutture tecnologiche sicure, efficienti e affidabili, in linea con i principi di tutela della privacy, le raccomandazioni delle istituzioni europee e nazionali, mantenendo le necessarie garanzie di autonomia strategica del Paese, la sicurezza e il controllo nazionale sui dati (Fonte: Team per la Trasformazione Digitale)
Google Cloud in Italia
Il fermento legato al cloud nel Paese fa il paio con la recente apertura della nuova regione Google Cloud a Milano (europe-west8) e l’annunciata apertura di una seconda regione cloud a Torino prevista per la fine del 2022.
La nuova regione cloud consentirà agli utenti italiani di archiviare i dati e di sfruttare la potenza di servizi cloud “veloci, affidabili e sicuri” e di sviluppare e distribuire applicazioni ad alta disponibilità e bassa latenza dai data center situati in Italia. Il tutto con una soluzione cloud che è stata definita “il cloud più pulito del settore“.
L’apertura delle due nuove Cloud Region, in partnership con TIM e Banca Intesa, è stata preceduta e accompagnata da una ricerca dell’Università di Torino che ha calcolato un indotto che potrebbe raggiungere i 3,3 miliardi di euro e 65.000 nuovi posti di lavoro entro il 2025 per le sole regioni Piemonte e Lombardia. E questo senza contare gli effetti strutturali che i due nuovi data center avranno sull’intera economia e sul sistema produttivo nazionale man mano che le aziende adotteranno l’infrastruttura cloud.
La nuova regione di Milano mira a fornire servizi innovativi di cloud pubblico, privato e ibrido per aiutare le aziende italiane di ogni dimensione e settore ad accelerare la loro trasformazione digitale.
Inoltre, i nuovi data center di Google Cloud daranno un forte impulso al processo di modernizzazione dell’economia già in atto e alla migrazione delle infrastrutture di organizzazioni pubbliche e private e di privati cittadini:
Questa nuova regione rappresenta un passo concreto verso la costruzione di capacità a livello locale per soddisfare le esigenze dell’economia digitale italiana in termini di disponibilità e residenza dei dati, sovranità digitale e sostenibilità.
Passando all’aspetto tecnico, la nuova regione cloud disporrà dei servizi standard di Google Cloud: Compute Engine, Google Kubernetes Engine, Cloud Storage, Persistent Disk, CloudSQL e Cloud Identity.
Inoltre, i clienti italiani di Google Cloud potranno beneficiare del controllo della residenza dei dati, della crittografia predefinita, dei criteri organizzativi e dei controlli dei servizi VPC.
Una caratteristica strategica della presenza di due regioni cloud in Italia sarà la sicurezza: avere due regioni nello stesso paese permetterà ai clienti italiani di Google Cloud di avere un sito locale duplicato per garantire un migliore disaster recovery e un’elevata disponibilità geografica.
Durante la conferenza di presentazione delle due regioni cloud tenutasi a Milano il 15 giugno, Fabio Fregi, Country Manager Italia di Google Cloud, ha sottolineato che:
Google è l’unico cloud provider ad avere due regioni nel nostro paese, il che rende possibile avere due siti che possono fare disaster recovery l’uno per l’altro, e questa è una caratteristica unica in Italia che si traduce in affidabilità e disponibilità, oltre che in sicurezza.
Ma non c’è solo la sicurezza. Enrico Bagnasco, Direttore Esecutivo dei Sistemi Informativi di Intesa Sanpaolo, ha sottolineato l’importanza della scalabilità delle infrastrutture e dell’archiviazione dei dati in tutto il Paese:
Poter contare su una forte elasticità dell’infrastruttura e sulla velocità di crescita per assecondare le esigenze del business e allo stesso tempo poter spegnere e contenere i costi, e quindi essere molto flessibili nell’allocazione dei costi, è fondamentale per noi, così come è fondamentale avere i dati sul territorio italiano perché per una banca, essendo un istituto iper-regolamentato, l’aspetto dei dati è una questione fondamentale.
La presenza di Google Cloud in Italia non si limita però alle infrastrutture. L’apertura dei due data center di Milano e Torino fa parte di un programma di investimenti più ampio (circa 900 milioni di dollari) che si concentra sia sulla creazione dell’infrastruttura cloud sia sulle competenze tecniche di alto livello che ne promuovono l’adozione nel Paese.
Già prima dell’apertura della Cloud Region di Milano, Google aveva lanciato tre diversi progetti di formazione:
- Opening Future: un portale dedicato alla formazione e allo sviluppo digitale per PMI, startup, studenti e insegnanti, nato da una collaborazione tra Google, TIM e Intesa Sanpaolo.
- Google Cloud Pro: un programma di formazione gratuito sulle tecnologie cloud, realizzato in collaborazione con TIM e aperto all’intero ecosistema degli sviluppatori italiani. Gli studenti possono seguire tre diversi percorsi formativi – Cloud Engineer, Cloud Architect o Data Engineer – al termine dei quali possono sostenere un esame per ottenere la certificazione Google Cloud.
- Italia in Digitale: un progetto dedicato alla formazione digitale per PMI e privati. I corsi offrono un’introduzione a temi che riguardano vari aspetti dell’economia digitale: marketing digitale, gestione dei dati, comunicazione con i clienti, avvio di attività online, utilizzo di strumenti di analisi dei dati e altro ancora.
Per saperne di più, si legga questo post del blog di Google Italia.
Il cloud computing in Spagna
Come tutti i mercati dell’UE, anche la Spagna ha registrato un aumento significativo del numero di aziende che utilizzano almeno un servizio di cloud computing, passando dal 26% del 2020 al 31% del 2021.
Tra il 31% delle imprese che utilizzano almeno un servizio di cloud computing, la stragrande maggioranza utilizza l’hosting di e-mail nel cloud (82%) e servizi di cloud storage (80%). Anche la percentuale di aziende che utilizzano servizi cloud avanzati è elevata: il 62% utilizza applicazioni di sicurezza e il 69% servizi di hosting di database.
In dettaglio:
- Servizi di base
- l’82% utilizza servizi di posta elettronica nel cloud
- l’80% utilizza servizi di archiviazione in cloud
- il 63% utilizza software per ufficio nel cloud
- Servizi intermedi
- il 40% utilizza applicazioni software di finanza o contabilità
- il 38% utilizza applicazioni software CRM
- il 35% utilizza la potenza di calcolo per i servizi software dell’impresa
- il 33% utilizza applicazioni software ERP
- Servizi sofisticati
- il 62% utilizza applicazioni di sicurezza
- il 69% utilizza servizi di hosting di database
- il 28% utilizza servizi cloud come piattaforme per lo sviluppo, il test o la distribuzione di applicazioni
I dati Eurostat sono confermati dal rapporto DESI (Digital Economy and Society Index) della Commissione Europea, che ha rivelato che nel 2021 le imprese spagnole erano ancora in ritardo nell’adozione di tecnologie nuove e avanzate come il cloud computing, e solo il 27% delle aziende spagnole avevano adottato tecnologie cloud rispetto alla media europea del 34%. È possibile scaricare il rapporto completo dal sito web della Commissione Europea.
Tuttavia, come nelle altre principali economie del mondo, anche in Spagna c’è un grande e crescente interesse per le tecnologie cloud. Le autorità spagnole sono consapevoli dell’importanza della digitalizzazione e dell’adozione delle tecnologie cloud come risorse e opportunità per lo sviluppo e la modernizzazione delle organizzazioni pubbliche e private del Paese.
Secondo Nubes, un progetto sostenuto da Asociación Española de Startups, il mercato del cloud pubblico in Spagna ha generato un fatturato di circa 2,86 miliardi di euro nel 2020, la maggior parte dei quali provenienti dal segmento Software-as-a-Service, con circa 1,06 miliardi di euro (scarica il report qui).
Google Cloud in Spagna
Nel 2020, Google Cloud e Telefónica hanno annunciato una nuova partnership per accelerare la trasformazione digitale delle aziende spagnole. I due partner hanno presentato diversi obiettivi, tra cui i seguenti:
- Promuovere la digitalizzazione delle aziende, supportare l’amministrazione pubblica spagnola e favorire la ripresa economica del Paese dopo il COVID-19
- Lanciare una regione cloud in Spagna
- Sviluppare congiuntamente un portafoglio di soluzioni 5G utilizzando la piattaforma Mobile Edge Computing di Google Cloud
Nell’aprile del 2022, Isaac Hernandez, Country Leader di Google Cloud Spagna, ha finalmente annunciato l’apertura della regione cloud di Madrid (europe-southwest1) in collaborazione con Telefónica:
Progettata per soddisfare le crescenti esigenze tecnologiche delle aziende spagnole, la nuova regione di Madrid (europe-southwest1) offre servizi cloud a bassa latenza e ad alta disponibilità con elevati standard internazionali di sicurezza e protezione dei dati, il tutto sul cloud più pulito del settore.
La nuova regione cloud mira a creare nuove opportunità di trasformazione digitale nel rispetto delle normative locali. Soddisfa già i requisiti governativi in materia di sicurezza e sovranità, particolarmente importanti nei settori altamente regolamentati, come quello governativo, sanitario e dei servizi finanziari:
La presenza di una nuova regione a Madrid contribuisce a rimuovere queste barriere all’adozione del cloud, consentendo alle aziende e agli enti governativi spagnoli di soddisfare le proprie esigenze di disponibilità, residenza dei dati e sostenibilità in Spagna, accelerando al contempo la trasformazione digitale.
Fiducia, sicurezza, privacy e sovranità sono elementi imprescindibili per le aziende che operano nel mercato del cloud computing. A tal fine, Google ha stretto una partnership con Minsait per fornire congiuntamente alle organizzazioni spagnole, pubbliche e private, soluzioni cloud sovrane.
La partnership mira a creare servizi cloud affidabili per organizzazioni pubbliche e private, incoraggiando l’innovazione e mantenendo i dati più sensibili privati, sicuri e sovrani. L’iniziativa è stata sostenuta dal Ministero degli Affari Economici e della Trasformazione Digitale.
L’impegno di Google in Spagna è esteso. Include anche lo sviluppo di nuove competenze per l’adozione delle tecnologie cloud. Come riporta Isaac Hernandez:
Google ha già contribuito a formare più di 1 milione di persone con il programma Grow with Google in Spagna, e nei prossimi anni abbiamo in programma di aprire un centro di eccellenza per la cybersecurity a Malaga e di sostenere la creazione dell’AI Lab Granada, in collaborazione con Indra Minsait.
Il Cloud Computing nei Paesi Bassi
Secondo i dati Eurostat, il tasso di adozione delle tecnologie di cloud computing nei Paesi Bassi sta crescendo rapidamente, passando dal 53% delle imprese che utilizzavano almeno un servizio cloud nel 2020 al 65% nel 2021.
Secondo questi dati, i Paesi Bassi sono al terzo posto tra i paesi europei per quanto riguarda il tasso di adozione delle tecnologie cloud da parte delle imprese.
Ma non è tutto. Secondo Eurostat, i Paesi Bassi sono anche al primo posto in Europa per quanto riguarda l’adozione di servizi sofisticati (come i servizi di hosting di database aziendali) con un impressionante 78% di aziende.
Ecco la ripartizione:
- Servizi di base
- l’82% utilizza servizi di posta elettronica nel cloud
- l’81% utilizza servizi di archiviazione in cloud
- il 72% utilizza software per ufficio nel cloud
- Servizi intermedi
- il 66% utilizza applicazioni software di finanza o contabilità
- il 49% utilizza applicazioni software CRM
- il 28% utilizza la potenza di calcolo per i servizi software dell’impresa
- il 35% utilizza applicazioni software ERP
- Servizi sofisticati
- il 64% utilizza applicazioni di sicurezza
- il 78% utilizza servizi di hosting di database
- il 30% utilizza servizi cloud come piattaforme per lo sviluppo, il test o la distribuzione di applicazioni
I Paesi Bassi sono senza dubbio tra i paesi all’avanguardia nella trasformazione digitale. Secondo il rapporto The Digital Economy and Society Index (DESI 2022):
I Paesi Bassi sono al terzo posto su 27 Stati membri dell’UE nell’edizione 2022 del Digital Economy and Society Index (DESI). Il Paese è stato costantemente tra i migliori dell’UE e, nonostante i punteggi già elevati, è ancora in grado di fare progressi in alcune aree chiave.
In media, le aziende olandesi si collocano ben al di sopra del resto d’Europa, soprattutto per quanto riguarda la percentuale di imprese che utilizzano le tecnologie cloud (60%), i big data (27%) e i social media (49%).
Sebbene ci siano ancora aree di miglioramento, i Paesi Bassi sono tra i paesi più avanzati in Europa – e nel mondo – in termini di adozione della tecnologia cloud e di digitalizzazione dell’economia e della società (vedi anche la Strategia olandese di digitalizzazione 2.0).
Google Cloud nei Paesi Bassi
Data l’importanza dei Paesi Bassi nel panorama economico europeo, non sorprende che già nel 2016 Google abbia lanciato un nuovo data center a Eemshaven, nella provincia olandese di Groningen, con un investimento di 600 milioni di euro.
Successivamente, nel 2018, Google ha annunciato un’espansione del campus da 500 milioni di euro; a giugno 2019, un’ulteriore espansione di Eemshaven e nel 2020 un nuovo sito a Middenmeer.
Questo porta l’investimento totale di Google nei data center nei Paesi Bassi a 2,5 miliardi di euro.
Inoltre, Google dichiara di impegnarsi a gestire tutti i data center olandesi con energia rinnovabile:
Dal 2017, abbiamo abbinato tutti i nostri consumi annuali di energia elettrica con il 100% di energia rinnovabile e nel 2020 ci siamo impegnati a far funzionare tutti i nostri data center e campus con energia priva di carbonio 24/7, entro il 2030. Per contribuire al raggiungimento di questo obiettivo nei Paesi Bassi, Google ha stipulato accordi con parchi eolici a Delfzijl e Zeeland (Krammer e Bouwdokken) e con un parco di energia solare a Delfzijl Sunport per l’acquisto di energia rinnovabile per il data center.
Approfondimenti dalla Dutch Cloud Community: Intervista a Simon Besteman
Simon Besteman, amministratore delegato della Dutch Cloud Community, ci ha offerto una panoramica approfondita sullo stato del cloud computing nei Paesi Bassi.
Informazioni sulla DCC (Dutch Cloud Community)
La Dutch Cloud Community (DCC) è un’organizzazione del settore hosting e cloud, nata recentemente dalla fusione di due organizzazioni:
- ISP Connect, un’associazione di soggetti attivi nel settore dell’hosting condiviso/web
- L’altra organizzazione era un’associazione di aziende che si occupano di outsourcing IT
Un giornalista l’ha descritta molto bene: un club di soggetti che mettono migliaia di clienti su un unico server e un altro soggetto che ha migliaia di server per un unico cliente.
La distinzione tra queste due associazioni è stata superata dalla realtà – il mercato – perché diverse parti sono state coinvolte nei vari aspetti dell’hosting. Nel 2020 è stata creata DCC, un’organizzazione con un centinaio di membri.
Non esiste un codice SBI per le aziende di hosting, quindi è difficile indicare il numero esatto di aziende attive nel settore dell’hosting nei Paesi Bassi. Se ospiti i dati di alcuni clienti sul tuo server, sei un’azienda IT o un hoster?
La missione di DCC non è solo quella di garantire un settore sano, ma anche un internet libero e aperto. DCC svolge un ruolo attivo in questo senso. Circa un centinaio di membri, tra cui i grandi del settore ma anche i più piccoli.
DCC ha membri e partner. I partner sono spesso fornitori del settore, che possono comunicare con il settore attraverso una partnership con DCC. In questo modo possono diffondere il loro messaggio. Il DCC è un luogo in cui questi partner possono raggiungere tutti i membri in modo semplice, ad esempio in occasione del barbecue annuale.
I partner sono visti come sponsor. Alcuni pagano per diventare partner, altri condividono le loro conoscenze e i membri possono ottenere una consulenza gratuita, che ovviamente include la possibilità di diventare clienti del partner.
Cosa fa la DCC
La Dutch Cloud Community è attiva in quattro aree:
- Advocacy: il settore è impegnato nella transizione da un’industria giovane e non regolamentata a un’industria fortemente regolamentata, simile a quella delle telecomunicazioni. Pensa a processi validi per la segnalazione di contenuti ospitati da aziende olandesi.
- Formazione nel settore: c’è una forte richiesta di persone giovani e ben istruite. È stato istituito un programma di studi per il bachelor in collaborazione con la Hogeschool Utecht. Si tratta di un corso doppio: gli studenti lavorano quattro giorni in ufficio e un giorno di formazione a settimana. Due corsi: Ingegneria di rete e Sicurezza del cloud e sviluppo software.
- Centro di conoscenza: Il DCC garantisce la condivisione delle conoscenze. Ogni trimestre vengono organizzate giornate a tema, in cui esperti di aree specifiche condividono le proprie conoscenze. Esistono inoltre sei diversi gruppi di lavoro in cui i membri, ma anche i partner, collaborano in aree come la sicurezza, gli affari legali, la sostenibilità, la responsabilità sociale, ecc. Un esempio di iniziativa è Cloud for Ukraine, in cui le aziende di hosting olandesi hanno rilevato gratuitamente l’hosting dalle aziende ucraine, in modo che rimanga semplicemente disponibile, soprattutto se una città viene bombardata.
- Comunità: Ogni anno DCC organizza un barbecue al Cloudfest (un importante evento in Germania). Qui, la Notte Olandese è un grande evento, in cui circa 500 persone si riuniscono per scambiare conoscenze.
Gli host che esistono da tempo, ad esempio da più di 10-15 anni, a volte attribuiscono un grande valore ai propri server, il che potrebbe ritardare il passaggio a una soluzione cloud. Per molte parti, il passaggio al cloud è una scelta basata sulla convenienza e sul costo, con Google Cloud, AWS e persino soluzioni cloud private locali.
Numero di Aziende che Utilizzano il DCC
L’adozione nei Paesi Bassi è ragionevolmente alta, mentre in Belgio è leggermente inferiore. La politica “cloud-first” non è più solo per le grandi aziende, ma ora anche per le PMI.
Nel 2019 il 75% delle aziende olandesi con più di 20 dipendenti utilizzava il cloud e nel 2021 il 93%. La pandemia di COVID ha aiutato molto in questo senso, come ad esempio con il lavoro da casa.
Tassi di Adozione più Elevati
Il tasso di adozione più elevato è quello dei servizi alle imprese/commercio. L’istruzione e il no-profit sono un po’ indietro rispetto agli altri settori. Il motivo potrebbe essere che la maggior parte delle organizzazioni non profit è gestita da volontari e spesso le conoscenze e il budget a disposizione per sostenere le aspirazioni del cloud sono scarsi. Esistono opzioni di sovvenzione per le scuole, ma non tutte ne sono consapevoli.
I Vari Impieghi dei Servizi Cloud
- Ufficio/produttività
- Backup/Storage
- Processi/transazioni
- Amministrazione finanziaria
- CRM
- Logistica
- Intelligence/Analisi
- Sviluppo
Durante la pandemia, il SaaS è esploso dal 65% all’80%. Molti vedono il grande potere della sburocratizzazione, rispetto ai “vecchi” sistemi… anche se ci sono sempre manager e amministratori che proteggono i propri sistemi per non perdere il lavoro.
L’adozione del cloud è così elevata nei Paesi Bassi perché c’è una cultura pragmatica. Abbiamo molte aziende di proprietà di persone giovani, molte startup e non c’è nessuna startup che gestisca in proprio infrastruttura IT e software.
Valore Totale del Mercato del Cloud
Nel 2021, il fatturato globale del mercato del cloud ha superato i 275 miliardi di euro. Dal 2017, il mercato è cresciuto del 20-30% ogni anno. La maggior parte del fatturato, circa il 50%, è generato dalla vendita di servizi SaaS. Per saperne di più, puoi consultare il documento Market Study Cloud Services dell’Autorità olandese per i consumatori e i mercati (contenuto olandese).
I Principali Attori della Regione
Esistono tre grandi operatori che forniscono servizi cloud: Amazon Web Services (AWS), Microsoft Azure e Google Cloud Platform (GCP). Questi tre operatori sono talvolta chiamati “hyperscaler” perché rappresentano la maggior parte dei servizi cloud offerti e utilizzati.
Gran parte dei clienti/utenti utilizza un fornitore di servizi locale, il che apre le porte agli utenti per iniziare a utilizzare il cloud pubblico. Spesso utilizzano una delle tre parti principali per poter offrire il proprio servizio cloud.
Il mercato dei servizi cloud è cresciuto enormemente negli ultimi anni. E continuerà a crescere nei prossimi anni. I nuovi utenti e le aziende che continueranno a investire nei servizi cloud continueranno a favorire la crescita.
Ringraziamo Simon Besteman per aver partecipato a questa intervista.
Il Cloud Computing nel Resto dell’UE
Mentre il mercato del cloud sta crescendo rapidamente nei paesi/mercati europei più grandi, il tasso di adozione delle tecnologie di cloud computing nel resto d’Europa è molto eterogeneo. Si va dalle prime posizioni dei paesi del Nord Europa ai tassi di adozione più bassi dei paesi dell’Europa orientale e meridionale.
Tra i paesi del Nord Europa, il tasso di adozione delle tecnologie cloud è sorprendente:
- Finlandia 75%
- Svezia 75%
- Danimarca 65%
- Norvegia 64%
Secondo Eurostat, Finlandia e Svezia sono al primo posto in Europa, con il 75% delle imprese ad aver adottato almeno una tecnologia cloud nel 2021. Danimarca e Norvegia (la Norvegia non fa parte dell’UE) seguono a ruota con il 65% e il 64% rispettivamente.
Buoni tassi di adozione sono stati registrati anche in Austria (40%), Belgio (53%), Repubblica Ceca (44%), Estonia (58%) e Irlanda (59%).
Lo scenario è molto diverso nei paesi dell’Europa orientale e meridionale, dove il tasso medio di adozione delle tecnologie cloud è inferiore al 30%.
Lo Stato del Cloud Computing nel Regno Unito
Secondo la U.S. International Trade Administration, il Regno Unito (U.K.) è il più grande mercato del cloud in Europa e il secondo mercato ICT al mondo, subito dopo gli Stati Uniti.
Inoltre:
Gli investimenti VC nel settore tecnologico del Regno Unito sono i terzi al mondo (dopo Stati Uniti e Cina) e più di qualsiasi altro paese europeo (più di Francia e Germania messe insieme), raggiungendo un livello record di 21 miliardi di dollari nel 2020 a fronte di condizioni difficili.
Nel 2020, il fatturato dei servizi di cloud pubblico nel Regno Unito sarà di circa 12 miliardi di dollari. AWS, Microsoft Azure e Google Cloud sono ancora una volta i principali operatori.
Il rapporto ITA afferma che la domanda di servizi di cloud pubblico è cresciuta in modo significativo nel 2020 e che la tendenza del mercato ha interessato sia le grandi imprese che le piccole e medie imprese:
In effetti, le aziende del Regno Unito stanno adottando un approccio cloud-first e un numero crescente di aziende prevede di spostare gran parte dell’IT nel cloud.
Un’altra caratteristica delle imprese britanniche evidenziata dal rapporto ITA è l’adozione di strategie multi-cloud e di soluzioni cloud-native. Le aziende britanniche sembrano preferire i fornitori in grado di offrire il massimo valore per i loro investimenti IT e vogliono avere la possibilità di spostare i propri dati ed evitare il vendor lock-in, anche se questo potrebbe portare a una maggiore complessità.
I dati ITA sono confermati da diverse recenti ricerche. Il Parlamento britannico afferma che, secondo le stime, l’89% delle grandi organizzazioni del Regno Unito utilizza almeno un servizio basato sul cloud e si prevede che il mercato del cloud britannico varrà oltre 35 miliardi di sterline entro il 2023 (con un impressionante aumento del 73% rispetto al 2019).
E le previsioni per i prossimi anni non sembrano essere diverse. Secondo Business Wire, il mercato britannico del cloud dovrebbe registrare una crescita impressionante nel periodo 2023-2027. La diffusione di tecnologie emergenti come l’Intelligenza Artificiale, l’Internet of Things e il Machine Learning darà ulteriore impulso alla crescita del mercato del cloud.
Un ostacolo all’adozione diffusa delle tecnologie di cloud computing nel Regno Unito è rappresentato dalle preoccupazioni legate allo spostamento dei dati dal Regno Unito all’estero. Il rapporto del Parlamento britannico afferma che:
Per la natura dinamica del cloud, i dati vengono spostati regolarmente. È improbabile che le organizzazioni conoscano l’esatta ubicazione dei propri dati, a meno che non abbiano richiesto che rimangano in un determinato luogo. Alcune parti interessate hanno espresso preoccupazione per l’archiviazione di dati appartenenti a organizzazioni e persone del Regno Unito in giurisdizioni sulle quali il Regno Unito non ha alcun controllo legale.
Inoltre:
Il Centre for European Policy Studies ha stimato che il 92% dei dati del mondo occidentale sono conservati negli Stati Uniti e il 4% in Europa.
Il rapporto afferma anche che attualmente il Regno Unito non ha requisiti legali di residenza dei dati e che la continuità del libero flusso di dati tra organizzazioni del Regno Unito e dell’UE dipenderà da una valutazione dell’UE sull’adeguatezza delle protezioni della privacy del Regno Unito.
Nel frattempo:
Per evitare qualsiasi ostacolo normativo che possa insorgere dopo il periodo di transizione, gli utenti di Google nel Regno Unito sono ora gestiti da Google LLC (USA), mentre in precedenza erano gestiti da Google Ireland Ltd.
Google Cloud nel Regno Unito
Google ha aperto il suo primo ufficio nel Regno Unito nel 2003, mentre il data center di Londra è stato inaugurato nel 2017. Oggi Google impiega più di 6.400 persone nel Regno Unito.
Il Regno Unito occupa una posizione di primo piano nelle tecnologie di cloud computing. Per questo motivo, Google continua a investire molto nella regione: nel 2021 è stato posato un nuovo cavo sottomarino tra gli Stati Uniti e il Regno Unito (Grace Hopper) e un investimento di 1 miliardo di dollari è stato destinato all’acquisto del complesso Central Saint Giles, in grado di ospitare 10.000 dipendenti.
I Servizi Cloud di Kinsta: Da SaaS a PaaS su Google Cloud
A causa dei recenti eventi internazionali e dell’evoluzione del mercato, molte aziende e professionisti hanno migrato la loro offerta di prodotti e servizi verso i canali telematici. Non è mai stato così importante avere un sito web veloce, sicuro e scalabile in ogni momento per mantenere alti gli standard di qualità del servizio. E quando si parla di e-commerce, caratteristiche come velocità, sicurezza, scalabilità e affidabilità sono fondamentali.
Ecco perché sempre più aziende stanno migrando dalle soluzioni di web hosting tradizionale, come i servizi di hosting condiviso, dedicato o VPS, a soluzioni cloud più flessibili, affidabili e performanti.
Anche se a prima vista l’adozione di una soluzione di cloud hosting può sembrare troppo complicata per le piccole aziende e i professionisti che non hanno le risorse e le competenze di un’azienda più grande, le piccole imprese non possono rinunciare ai vantaggi del cloud computing se vogliono rimanere competitive sul mercato e crescere con i propri siti web.
Ecco perché Kinsta è l’intermediario perfetto tra Google Cloud e le aziende di ogni settore e dimensione che vogliono usufruire di servizi cloud all’avanguardia senza dover superare tutti gli ostacoli che possono presentarsi con l’adozione diretta di una soluzione cloud.
La missione di Kinsta è quella di offrire il miglior cloud hosting basato sulla Google Cloud Platform con la massima semplicità e ai prezzi più competitivi del mercato. Per i clienti di Kinsta, l’installazione di un sito web o di un’app su Google Cloud richiede solo pochi clic.
Il Modello di Servizio PaaS di Kinsta
L’intera infrastruttura di Kinsta si basa sulla rete Premium Tier di Google Cloud. La differenza tra il Premium Tier e lo Standard Tier è che con il primo i dati in transito passano quasi interamente sulla dorsale internet privata di Google. Questo si traduce in un minor numero di salti, una minore latenza e prestazioni più elevate.
Tutti i clienti di Kinsta beneficiano anche di macchine virtuali C2 ottimizzate per il calcolo nelle regioni in cui sono disponibili. Queste macchine offrono prestazioni elevatissime per i carichi di lavoro ad alta intensità di calcolo e sono adatte per:
- Carichi di lavoro legati al calcolo
- Web serving ad alte prestazioni
- Giochi (server di giochi AAA)
- Servizio pubblicitario
- Calcolo ad alte prestazioni (HPC)
- Transcodifica dei media
- AI/ML
Ma i servizi di Kinsta non si limitano all’hosting su Google Cloud. Completiamo la nostra offerta con una serie di servizi aziendali che costituiscono una piattaforma unica nel settore.
Indipendentemente dal piano scelto, tutti i clienti Kinsta beneficiano dei seguenti strumenti:
- MyKinsta: La potente dashboard di hosting di Kinsta sviluppata internamente per dare a tutti i nostri clienti un controllo completo su siti, applicazioni e database con la massima semplicità possibile.
- Strumenti per gli sviluppatori: Tra cui, tra i tanti, SSH e WP-CLI.
- Ambienti di staging: Disponibili per tutti i siti WordPress.
- Integrazione gratuita di Cloudflare: Per garantire una maggiore sicurezza e migliorare ulteriormente le prestazioni dei siti web dei nostri clienti, abbiamo implementato un’integrazione di Cloudflare su tutti i nostri piani. Di conseguenza, i nostri clienti hanno a disposizione un firewall integrato gratuito con protezione dagli attacchi DDoS, CDN, supporto HTTP/3, certificati SSL automatici e supporto wildcard, indipendentemente dal loro piano.
- DevKinsta: La nostra suite gratuita di strumenti di sviluppo locale per creare, testare e distribuire siti WordPress in pochi minuti. DevKinsta permette di creare siti WordPress sul computer locale con pochi clic e fornisce potenti strumenti di sviluppo e gestione, come Adminer e MailHog. Inoltre, una volta terminato il lavoro, è possibile trasferire il sito locale in un ambiente di staging su Kinsta con un solo clic.
A tutto questo si aggiunge un servizio di assistenza ai vertici del settore in termini di conoscenza e velocità di risposta, oltre a una moltitudine di altri strumenti che permettono di eseguire operazioni altrimenti complesse (se non addirittura pericolose) con pochi clic, come ricerca e sostituzione nel database del sito, la gestione degli utenti, l’attivazione della modalità di debug, il trasferimento di siti da e verso Kinsta e molto altro ancora.
Ma non è tutto. Per consentire ai nostri clienti di essere ancora più vicini ai loro obiettivi di mercato, Kinsta rende disponibili tutti i data center di Google Cloud il prima possibile. Abbiamo una knowledgebase con l’elenco completo dei 37 data center attualmente disponibili che spiega come scegliere il data center migliore per il sito in MyKinsta.
Per essere ancora più vicini ai nostri lettori e ai nostri clienti che risiedono nei principali mercati europei, abbiamo deciso fin dall’inizio di localizzare i nostri servizi e i contenuti pubblicati sul nostro sito web e sul blog nel maggior numero di lingue possibile.
Attualmente, i nostri lettori e clienti possono leggere i contenuti del nostro sito e della dashboard di MyKinsta nelle seguenti lingue:
- Inglese 🇺🇸
- Italiano 🇮🇹
- Portoghese 🇵🇹
- Francese 🇫🇷
- Tedesco 🇩🇪
- Giapponese 🇯🇵
- Olandese 🇳🇱
- Spagnolo 🇪🇸
- Svedese 🇸🇪
- Danese 🇩🇰
Forniamo anche assistenza multilingue in francese, italiano, portoghese e spagnolo, dal lunedì al venerdì, nei seguenti orari (UTC):
- Inglese 00:00 – 24:00
- Francese 06:00 – 17:00
- Italiano 06:00 – 14:00
- Portoghese 09:00 – 17:00
- Spagnolo 14:00 – 24:00
In breve, Kinsta è la porta d’accesso perfetta per la potenza dell’infrastruttura di Google Cloud Platform, ma con ulteriori servizi ad alto valore aggiunto che rendono la nostra offerta ineguagliabile.
È possibile provare Kinsta senza rischi grazie alla nostra garanzia di rimborso di 30 giorni, si può programmare una demo della nostra dashboard MyKinsta o approfittare della nostra offerta di 20 dollari per provare i nostri nuovi servizi di Application Hosting e Database Hosting.
Riepilogo
In questo articolo abbiamo offerto una panoramica approfondita sullo stato del mercato del cloud computing in Europa sulla base dei dati forniti dall’Eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione Europea.
Dal report si evince che l’adozione delle tecnologie di cloud computing sta crescendo rapidamente in tutti i principali mercati europei, anche se con sensibili differenze tra i vari paesi.
Un elemento determinante con cui i cosiddetti “hyperscaler” devono fare i conti è la regolamentazione europea volta a garantire la sovranità, la sicurezza e la privacy dei dati. Il fatto che i dati dei cittadini europei risiedano in giurisdizioni diverse, come gli Stati Uniti, è un problema a cui i legislatori europei hanno risposto con normative severe per garantire i diritti dei rispettivi cittadini.
Questo, tuttavia, non ha scoraggiato i grandi fornitori di servizi cloud, che hanno risposto adattandosi ai requisiti delle normative europee. Tra questi hyperscaler, Google ha risposto aprendo nuove regioni cloud e collaborando con grandi aziende europee di ITC e telecomunicazioni.
La conclusione è che le aziende europee potranno continuare a beneficiare delle tecnologie cloud più avanzate nel rispetto delle leggi e dei diritti dei cittadini.
In questo panorama, Kinsta si colloca come attore di primo piano, offrendo a tutti i clienti servizi di Hosting WordPress Gestito, Hosting di Applicazioni e Hosting di Database di prim’ordine sulla piattaforma cloud di Google.
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